“ancora tu: non mi sorprende, lo sai..” cantava l’immenso Lucio Battisti; ed è esattamente quello che devono aver pensato tutti gli addetti al lavori nel apprendere il risultato della finale scudetto della trentesima edizione del torneo di calcio tra Napoli e Roma; i giallorossi hanno portato a casa il terzo titolo nelle ultime cinque edizioni, un record secondo solo agli storici tre scudetti un quattro anni dell’Arezzo nella seconda metà degli anni 2000.
I partenopei e i capitolini arrivavano alla finale con lo stesso ruolino di marcia: 6 vittorie in altrettante partite. I giallorossi eliminano agli ottavi di finale i campioni uscenti del Bergamo, con un perentorio 2-0, battono il Taranto per 3-1 nei quarti di finale e superano di misura una stoica Firenze (con un inedito Leonardo Evangelisti tra i pali) in semifinale (1-0).
Napoli supera agevolmente il rimaneggiatissimo Latina negli Ottavi (4-0), sigla il gol-partita all’ultimo istante del recupero nel quarto di finale contro Bari, e supera di misura (2-1) il Salerno nel derby tutto campano di semifinale.
La finale è stata una gara intensa, giocata a Paternò davanti al presidente del CNI, Mimmo Perrini, e alla famiglia del compianto Gennaro D’Amanzo, alla cui memoria è stata dedicata questa edizione del Torneo. Dopo un primo tempo equilibrato, in cui si segnala l’uscita per infortunio (braccio ingessato) di Enzo Mosca, centrocampista del Napoli, e in cui l’emozione più grande è stata l’infortunio al secondo assistente che ha – per la prima volta nella storia del torneo – costretto il sottoscritto e il responsabile di Roma, Massimo Di Iorio, a svolgere il ruolo di guardalinee per gli ultimi 20’ del primo tempo (per fortuna l’assistente è stato in grado di riprendere la bandierina nel secondo tempo), la ripresa si è aperta con il gol, in mischia, di Matteo Sorrentino, che ha portato in vantaggio la Roma; la reazione del Napoli non si è fatta attendere e ha fruttato, pochi minuti dopo, il gol del pareggio, siglato da Guido De Stefano, già capocannoniere del Torneo a Sassari’19. Dopo un paio di occasioni per parte, si arriva ai tempi supplementari, decisi da un guizzo, sempre su azione da palla inattiva, di Marco D’Alpalos, bravo a infilare l’estremo difensore del Napoli, Vincenzo Di Maro.
Come detto, quello conquistato a Paternò è il terzo scudetto in cinque anni per la formazione della capitale, a testimonianza che la parola “programmazione” (la Roma Ingegneri disputa il campionato di I categoria) porta sempre i suoi frutti. Mister Marco Dosa, protagonista da calciatore della finale persa a Brescia’13 contro Ancona e di quella vinta a Perugia’17 contro Napoli ai rigori (suo l’ultimo e decisivo penalty), da allenatore non ha mai fallito l’appuntamento con lo scudetto nelle due finali giocate e terminate entrambe ai supplementari: 4-1 a Macerata a Sassari’19 e, appunto, la vittoria contro il Napoli a Catania’23. Parole di stima e affetto per il gruppo, le sue, a fine partita: “E’ uno scudetto sofferto, vinto al termine di una gara molto equilibrata e, per questo, ancora più bello. Sapevamo che era difficile restare ai vertici di questo straordinario torneo, ma con l’aiuto dell’Ordine, che ringrazio, e del nostro fratello maggiore, Lorenzo Quaresma, sempre presente, ci siamo riusciti. Abbraccio tutti i ragazzi della spedizione che hanno contribuito, nessuno escluso, con il loro impegno e attaccamento alla maglia, al raggiungimento di questo obiettivo”.
Umori diversi, ma tanta consapevolezza, nello spogliatoio del Napoli. Vincenzo Longobardi, alla prima stagione da allenatore, dopo lo scudetto vinto da protagonista in campo a Caserta’14, traccia un bilancio molto positivo dell’esperienza: “Siamo ovviamente amareggiati per la sconfitta in finale contro Roma, cui vanno i miei complimenti per il gioco espresso e per il titolo: vincere non è mai facile ma restare ai vertici a lungo è impresa ardua, quindi davvero tanti complimenti a Marco Dosa e ai suoi ragazzi. Dal canto nostro credo abbiamo gettato le basi per costruire cose importanti per il futuro; ho ritrovata tanti colleghi motivati, che hanno sacrificato in alcuni casi le ferie per farsi trovare pronti al meglio per questa manifestazione. Ringrazio anche l’Ordine di Catania che ha organizzato in maniera impeccabile il torneo”. Magra consolazione per Napoli è l’aver allungato sul Bergamo nella speciale classifica delle finali perse: 6 finali perse (più 2 vinte) contro le 5 degli orobici (più 1 vinta).
Nel Tabellone di Coppa Italia la coccarda è andata proprio al Bergamo che, dopo la sconfitta contro Roma, ha infilato due successi consecutivi contro Perugia e Cagliari, arrivando alla finale contro L’Aquila. Gli abruzzesi di mister Domenico Sette, dopo la sconfitta gli ottavi contro Palermo ai rigori, hanno battuto Arezzo e Macerata (ai rigori), guadagnandosi la finale di Coppa. La finale, giocata sul tappeto da biliardo di Ragalna, ha visto imporsi il Bergamo per 2-1. Si chiude cosi, per i nerazzurri, una stagione da incorniciare, in cui hanno conquistato, Scudetto, Supercoppa, Coppa Italia e secondo posto in Champions, dove avranno modo di rifarsi in quanto difenderanno, assieme ai campioni d’Italia della Roma, la categoria Ingegneri nell’edizione 2023 di fine Novembre (24-26 Novembre a Pescara).
Nel Calcio a 7 lo scudetto fa bella mostra di sé in piazza Arnaldo a Brescia, dove nello storico locale Botticino le rondinelle, di ritorno da Catania, hanno festeggiato fino a notte fonda. Ed è proprio il caso di dire “finalmente!”. Il nucleo della squadre del Bresica C7, infatti, è rappresentato dalla storica compagine che ha sfiorato in più circostanze lo scudetto nel torneo di calcio negli anni passati (sconfitta in finale contro Napoli ad Agrigento’07 e contro Cagliari a Rimini’12). Capitan Sergio Ramorino, già centravanti della Nazionale Ingegneri, e i suoi partner offensivi Ivan Taglietti, premiato con la convocazione in Nazionale Ingegneri a Coverciano, e Manuele Piazza, premiato come MVP della finale, hanno trascinato la squadra capace di segnare ben 42 gol in 6 partite e di staccare uno straordinario +31 in differenza reti. Numeri che la dicono lunga sul potenziale offensivo e la solidità difensiva (Fox Volpini straordinario tra i pali) del Brescia. Il cammino è stato una marcia trionfale, iniziato con un roboante 7-1 nel quarto di finale contro Arezzo, proseguito con il successo di misura (3-2) sui padroni di casa di Catania, giunto all’ultimissimo secondo con una zampata di Taglietti, e terminato con il 6-1 in finale contro un Bari, rimaneggiato e sazio dopo il successo ai rigori in semifinale contro il Napoli in doppia inferiorità numerica.
Mister Flaviano Capretti, storica anima della squadra, trattiene a stento la commozione del post gara: “Un successo che questo gruppo inseguiva da Oristano’05, prima partecipazione assoluta al Torneo; cerchiamo di giocare durante tutto l’anno e, credo, in campo si sia visto questo affiatamento. Stare fuori e fare l’allenatore è dura ma il livello dei miei ragazzi in campo mi ha impedito di inforcare le scarpette (ride, ndr). Ringrazio davvero dal primo all’ultimo i componenti la squadra, ma una dedica non posso non farla a capitan Ramo, con noi dal 2005, che rappresenta lo spirito e la forza di volontà di questo gruppo”.
Lato Bari si ammette la superiorità degli avversari ma si guarda il bicchiere mezzo pieno: “La finale non ha avuto storia. Eravamo rimaneggiati e esausti per lo sforzo profuso in semifinale contro il Napoli – ammette Nico Ventura – quando abbiamo recuperato un gol di svantaggio nei minuti finali in doppia inferiorità numerica. È stato un po’ come quando alle Termopili 300 spartani guidati da Leonida hanno tenuto testa allo sconfinato esercito persiano guidato di Ciro. Onore al Brescia, probabilmente la migliore squadra mai vista giocare nel torneo over 40”.
In chiusura un enorme ringraziamento all’Ordine di Catania che ha organizzato in modo impeccabile questa XXX Edizione dei Campionati. Al presidente Mauro Scaccianoce, peraltro autore del gol del 4-0 nel quarto di finale contro Torino del torneo di calcio a 7, e a tutti i suoi collaboratori un grazie di cuore per le emozioni che ci avete consentito di vivere. See you in Grosseto 2024.